I vantaggi di un’équipe interprofessionale
In Italia, circa 1 adulto su 5 convive con dolore cronico persistente da almeno 6 mesi (Fonte: ISTAT – Condizioni di salute, 2023)
Il dolore persistente non è mai solo un sintomo. È una condizione complessa, modulata da dinamiche biologiche, psicologiche e sociali che raramente possono essere governate da un unico professionista. Per questa ragione la letteratura più recente spinge con forza verso modelli di presa in carico multidisciplinare: équipe che mettono attorno allo stesso tavolo (reale o virtuale) medico di riferimento, fisioterapista, osteopata, psicologo eccetera.
Una prova concreta arriva da uno studio pubblicato sul Journal of Interprofessional Care: in un programma di 12 settimane, i pazienti gestiti da un team integrato hanno registrato un miglioramento medio del 25 % sia nell’intensità del dolore sia nella qualità di vita, rispetto ai soggetti seguiti con percorsi più frammentati
Anche le linee guida cliniche riassunte da StatPearls ribadiscono che “il trattamento più efficace del dolore cronico nasce da un’équipe interprofessionale capace di integrare terapie farmacologiche, esercizio terapeutico, interventi psicologici e tecniche manuali”
Che cosa cambia per il paziente (e per i professionisti) subire/avere un approccio integrato?
Quando diverse competenze si intrecciano, il piano di cura copre l’intero spettro bio-psico-sociale: farmaci ottimizzati, esercizi mirati, terapia manuale, strategie cognitive per gestire stress e insonnia. Ogni intervento viene programmato in funzione degli altri, evitando sovrapposizioni o, peggio, contraddizioni.
Il paziente non fa più da “postino” fra ambulatori: gli specialisti condividono dati clinici e obiettivi dentro la stessa cartella elettronica. La consapevolezza che il proprio caso è discusso collegialmente rafforza l’alleanza terapeutica e l’aderenza alle indicazioni.
Nel lavoro di squadra il beneficio è superiore alla somma delle singole parti.
L’integrazione di esercizio attivo e modulazione farmacologica, ad esempio, consente di ridurre dosaggi analgesici man mano che la funzione migliora; il supporto psicologico, a sua volta, moltiplica l’effetto delle terapie fisiche diminuendo la catastrofizzazione del dolore.
Implementare un vero percorso multidisciplinare implica:
· una cartella clinica condivisa, dove i dati sono aggiornati in tempo reale;
· consulti ricorrenti;
· obiettivi funzionali misurabili su cui tutto il team converge;
· un follow-up coordinato che accompagni il paziente oltre la fase intensiva di cura.
La gestione del dolore cronico dimostra che la vera innovazione non è aggiungere un altro farmaco o un nuovo device, ma far dialogare in modo sistematico le competenze già esistenti. Lo studio sul Journal of Interprofessional Care fornisce numeri chiari: quando la cura diventa un lavoro di squadra, la vita dei pazienti migliora di un quarto in poche settimane. Un risultato che nessuna figura, da sola, riuscirebbe a eguagliare.